Anna Maria Colace
Lo insegnò Icaro, “La vita – ha scritto Paul Claudel – è una grande avventura verso la luce”.
Noi sappiamo che la luce non è mai neutra, né è mai uguale a se stessa: la luce ama lasciarsi interpretare: ora è morbida, dopo è violenta, più tardi è aspra per poi farsi sensuale, poi ancora onirica; e sull’uomo e su ogni sua cosa sospende indizi di enigma: la luce suggerisce visioni. L’indecifrabile esperienza umana galleggia nel bagnasciuga d’un mare eletto a metafora, all’incrocio di elementi che sembrano lottare per la supremazia.
Di mezzo, in questa contesa senza fine, c’è l’uomo. La luce, si è detto, suggerisce visioni. Proprio queste visioni, proposte in forma d’abbozzo, è il territorio esplorato da Anna Maria Colace.
Ogni immagine di Visioni Oceaniche ha in sé l’embrione d’un senso che altro non attende che essere rivelato, e che colpisce l’immaginazione dell’osservatore il quale presto comprenderà come i soggetti, benché immersi nello spazio naturale, cerchino di definire un rapporto con se stessi. Ma il mare incombe, e così la luce ed entrambi giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione di ricordi non ancora divenuti memoria.
I bagnanti di “Visioni Oceaniche” sono figure che tentano di dissipare l’ordinario quotidiano per condurlo nelle spire della poesia.
Anna Maria Colace arresta il momento senza calcoli: tutto ciò che concerne la composizione è già lì davanti ai suoi occhi pronto per essere catturato; ed è dunque questo un primo segreto, una cifra che ne distingue il linguaggio: la distanza dal momento decisivo a vantaggio della composizione. Quello che si dispiega tra lei e l’obiettivo non è solo un’umanità obbediente all’equilibrio formale della composizione, questo sarebbe un accumulo di corpi, è un insieme di anime che si cercano.
Talvolta si trovano in inquadrature che resistono alla tentazione di una svolta neo-romantica, più volte le troviamo assorte e pensose ad assorbire la porosità di un aria colma di salsedine; altre – e sono le più benvenute – sembrano collocate come in un miraggio dalla distanza indefinita: donne, uomini, bambini sono tutti lì, a poca distanza l’uno dall’altro, eppure ognuno sembra impegnato in una solitudine che sa di raccoglimento. I soggetti di “Visioni Oceaniche” sono immersi in una specie di luce liquida che li rende diversi e sospesi, dolcemente rassegnati a lasciarsi raccontare. L’intimità è rotta, una tempesta di luce l’ha travolta. Le anime sono sorprese al crocevia del loro destino, silenziosamente, come si addice alle cose che posseggono un valore e ancora vogliono custodirlo.
Giuseppe Cicozzetti
Recensione di Giuseppe Ciccozzetti : https://www.facebook.com/scriptphotography/posts/pfbid02j4zrGHzj2hmRtSz9gWhiV11L3H7kyMtucysGWhdzH6skF3rj34Nig12ehhRXKLQsl
Nata a Parghelia (VV), Anna Maria Colace si trasferisce all’età di 18 anni a Firenze dove studia e si laurea in Scienze Forestali e Ambientali; oggi vive e lavora a Torino. La passione per la fotografia inizia, quasi per caso, nel 2004 e i suoi primi scatti nascono dall’utilizzo di macchine fotografiche digitali e compatte: scatta velocemente e con la stessa rapidità rielabora i suoi lavori che, fin da subito, vengono apprezzati per il corretto equilibrio compositivo ed estetico.
Nel 2016, anno in cui decide di farsi conoscere in rete, le sue opere vengono osservate, ben accettate e gradite da numerosi appassionati dell’arte fotografica al punto che, in breve tempo, partecipa a mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero.
Approfondimenti
Anna Maria Colace su Instagram
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Intervista ad Anna Maria Colace da Angelo Zzaven: https://leimmaginicheamointerviews.blogspot.com/2023/06/anna-maria-colace.html?m=1&fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR2U2mjNL343X4dqs38I1nFykalBPWdwkKQHhh1bEn-c_mNe18RF5E8Qles_aem_ASt2kgSVdytr5J_PsYioQjxOWfP8xxRgcxvGCcdsAhMnKLFCUwPazjd1CAVaw3ixVoBw1-NiJaXSc0LAIULtTuw7