Cinquant’anni dI Fotografia, Intervista a Vittorio Graziano
La sua Mostra Antologica è un progetto che racconta 50 anni di carriera, di viaggi, di scatti e personaggi incontrati.
di Pina Mazzaglia
La sua Mostra Antologica è un progetto che racconta 50 anni di carriera, di viaggi, di scatti e personaggi incontrati, con i quali Vittorio Graziano, ha condiviso pezzi di vita e parti di percorso. Prima la passione per la fotografia come appassionato, poi, anche e soprattutto, come autore e promotore della “fotografia autoriale”, sia italiana che straniera, attraverso l’invenzione e la volontà di promuovere il “Med Photo Fest”, pervenuto oggi alla sedicesima edizione, con l’enorme determinazione di creare l’Archivio Fotografico della Mediterraneum Collection. In questa antologica, soprattutto, vengono raccontate tutte le fasi dell’eclettica carriera fotografica di Vittorio Graziano.
La Mostra Antologica (1974/2024) di Vittorio Graziano, curata dall’artista visiva brasiliana Sonia Loren (Premio Mediterraneum assegnatole lo scorso anno, in Sicilia), in atto è visitabile presso il Museo Diocesano di Caltagirone fino al 29 ottobre, per poi essere trasferita a Vizzini, presso l’Associazione il “Pentagramma” fino al 30 novembre e, successivamente, in contemporaneità con l’esposizione delle varie mostre del Med Photo Fest 2024, alla GAM – Galleria d’Arte Moderna di Catania fino al 30 dicembre 2024.
Oggi celebriamo i suoi cinquant’anni di fotografia. Quale necessità l’ha spinta a intraprendere questo approccio con la macchina fotografica?
Tutto nasce nell’epoca della fanciullezza e subito dopo dell’adolescenza. Mi piaceva disegnare e colorare gli album che mio papà spesso mi regalava. Più avanti la scoperta della fotografia, diventata una costante, soprattutto quando mio padre, per festeggiare i risultati positivi degli esami sostenuti alla fine della scuola media, anni ’60, decise di regalarmi una moderna macchina fotografica, anche se manuale e limitativa
Il primo periodo come lo ricorda?
Il mondo della “Fotografia” mi travolse casualmente, nel visitare una mostra collettiva di fotoamatori importanti (ricordo i catanesi Mario Rossi Trombatore, Gregorio Merito e Aldo Scialfa) esposta al Palazzo della Regione di Padova, città dove pochi anni dopo, mi laureai in Ingegneria.
Quando fotografa, cosa cerca nell’immagine? Qual è il suo flusso creativo?
Ogni stagione ha le proprie necessità sulla scelta di soggetti e argomenti, in funzione dell’età e della curiosità che luoghi e persone sconosciute stimolano. Ma, in realtà, sono il caso e la curiosità che mi spingono a entrare dentro il soggetto da fotografare: citta, paesaggi o storie da raccontare attraverso i vari scatti. Da una parte ci sei tu e dall’altra l’immagine da riprendere. Solo nel ritratto o nello sguardo delle persone diventa particolarmente essenziale l’individuazione del momento più adatto tra il soggetto e la scelta dell’attimo più significativo. Non esistono regole fisse: a volte è solo un colpo di fortuna o un caso.
Nella sua ricerca fotografica c’è un importante contributo al Brasile. Che rapporto sente di avere con questa Nazione?
Tutto nasce per caso. Una telefonata da Roma da parte di mio suocero che mi dice: “Prendi il passaporto, riempi la valigia, vieni a Roma e andiamo in Brasile”. In effetti aveva appena conosciuto, casualmente, un giovane imprenditore palermitano che, da qualche anno, viveva a San Paolo. Non avevo ancora trent’anni quando mi trasferisco, da emigrante, in Brasile, nella città di San Paolo. Dopo due anni ritornai in Italia ma, i miei viaggi in Brasile continueranno ancora per vent’anni. Il Brasile, certamente, è diventato la mia seconda patria, e posso dire che, la gente, gli spazi interminabili, la cultura affascinante, hanno cambiato in me il modo di percepire, conoscere, apprendere e vivere la mia vita. Credo che due anni di seguito trascorsi in Brasile, siano l’equivalente di dieci anni di esperienze lavorative in Italia. Musica, natura, architettura, gente, compreso le difformità sociali del paese, all’epoca gestiti da una classe politica non perfettamente in linea con le necessità della popolazione brasiliana, per me sono stati un grande apprendimento di vita.
La fotografia Letteratura Visiva
Alla luce dei molteplici cambiamenti sociali e tecnologici, quale pensa sia il ruolo della fotografia oggi?
La fotografia è come scrivere con lo sguardo. È una forma di letteratura visiva che riesce a trasmettere sensazioni, emozioni, delusioni, speranze, visioni interiori, racconti e stimoli dell’anima e del cuore. Questo è il suo ruolo principale.
Di questi cinquant’anni di fotografia, qual è stato lo scatto che più l’ha emozionata?
L’emozione dello scatto nasce sempre dal cuore e dall’anima, come sosteneva il grande Cartier-Bresson, ma l’occhio, dovrà adeguarsi alla volontà del cuore e dell’anima in ogni caso. Sarà sempre così.
La Mostra Antologica “Cinquanta Anni di Fotografia (1974/2024)” di Vittorio Graziano, con la curatela dell’artista visiva brasiliana Sonia Loren, visitabile presso il Museo Diocesano di Caltagirone, successivamente a Vizzini, presso l’Associazione il “Pentagramma” nonché alla GAM di Catania, fino al 30 dicembre 2024, è costituita da un centinaio di opere opportunamente selezionate, tramite la curatrice e dallo stesso Autore, collocate all’interno di apposite cornici in alluminio con vetro di protezione.
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