Marcio Scavone Premio Mediterraneum Collection 2022
Indice
Biografia – Brasil
Nasci em São Paulo nos anos 50, um mundo em preto e branco mas que sonhava colorido. De meu pai herdei esse dom de observar as coisas. Logo aprendi que objetos sob uma certa luz tornam-se pessoas e vice-versa.
Lembro-me de achar uma câmera caixote na casa de minha vó materna e passar as tardes olhando pelo prisma, o filme não era necessário. Depois achei a Rolleiflex de meu pai e ele me deu um filme. Eu tinha 12 anos.
Fui assistente de Marcel Giró um dos maiores fotógrafos do núcleo do Foto Cine Clube Bandeirante. No seu estúdio de fotografia publicitária vi chapas aparentemente monocromáticas se transformarem em transparências coloridas através de um banho de luz e química: o Ektachrome entrou embaixo da minha pele. Eu tinha 16 anos.
Em 1972 com 19 anos, fugi para a Inglaterra – hoje sei que aquela foi minha primeira fuga – e voltei casado e formado em fotografia profissional. De volta ao Brasil com uma Hasselblad 500CM a tiracolo e uma pesada câmera Sinar de chapas 4X5 polegadas abri meu estúdio em 1977. Minhas fotografias de publicidade ganharam prêmios no Brasil e no mundo, dentre eles o Leão de Ouro em Cannes e o Grand Clio em Nova York. Fui escolhido como um dos 50 fotógrafos do mundo para figurar no livro comemorativo dos 50 anos das câmeras Hasselblad na Suécia.
No meio do caminho da minha vida me encontrei num bosque escuro, decidi então que a saída seria fugir para a luz da fotografia pessoal. Isso aconteceu no começo dos anos 90, quando voltei a morar em Londres e Lisboa por longos períodos. Essa foi minha segunda fuga.
Meu primeiro livro veio em seguida; e Entre a Sombra e a Luz uma viagem em busca do meu olho, hoje sei. No livro, o romancista italiano Antonio Tabucchi escreveu um conto inspirado em algumas das fotografias cujo título é: Carta à uma dama parisiense.
Meu segundo livro foi, para mim, a consagração dos meus retratos de famosos e anônimos. Nele, um conto especialmente escrito por Luiz Fernando Veríssimo investiga como um fotógrafo escolhe a melhor pose de alguém no rolo de filme; a história se chama É esta e o livro: Luz Invisível que traz os retratos de Pelé, Roberto Burle Marx, Fernanda Montenegro, Oscar Niemeyer, Paulo Autran e Jorge Amado, para citar alguns.
Mais 12 obras individuais se sucederam, dentre elas, Viagem à Liberdade e Copo de Luz. Em 2017 fui eleito para a Academia Paulista de Letras. Minhas obras já foram expostas no MASP, MAM Rio de Janeiro e São Paulo, Pinacoteca do Estado, Museu da Casa Brasileira, Photokina em Colônia na Alemanha e Paris Photo, na capital francesa Agora, nas suas mãos, minha mais recente Fuga, a que demorou oito cidades e oito anos para encontrar uma rachadura por onde escapar.
Marcio Scavone
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Biografia – Italiano
Sono nato a San Paolo negli anni ’50, un mondo in bianco e nero ma sogno a colori. Ho ereditato questo dono di osservare le cose da mio padre. Ho imparato presto che gli oggetti sotto una certa luce diventano persone e viceversa.
Ricordo di aver trovato una box camera a casa di mia nonna materna e di aver passato i pomeriggi a guardare attraverso il prisma, la pellicola non era necessaria. Poi ho ritrovato la Rolleiflex di mio padre e lui mi ha regalato una pellicola. Avevo 12 anni.
Sono stato assistente di Marcel Giró, uno dei più grandi fotografi del Foto Cine Clube Bandeirante. Nel suo studio fotografico pubblicitario ho visto lastre apparentemente monocromatiche trasformarsi in trasparenze colorate attraverso un bagno di luce e chimica: l’Ektachrome mi è entrato nella pelle. Avevo 16 anni.
Nel 1972, all’età di 19 anni, scappai in Inghilterra – oggi so che quella fu la mia prima fuga – e tornai sposato e formatosi nella fotografia professionale. Tornato in Brasile con una Hasselblad 500CM al seguito e una pesante macchina fotografica Sinar fatta di lastre 4X5 pollici, ho aperto il mio studio nel 1977. Le mie fotografie pubblicitarie hanno vinto premi in Brasile e in tutto il mondo, tra cui il Leone d’Oro a Cannes e il Grand Clio a New York. Sono stato scelto come uno dei 50 fotografi al mondo per apparire nel libro che celebra i 50 anni delle fotocamere Hasselblad in Svezia.
A metà della mia vita mi sono ritrovato in una foresta oscura, ho deciso che la via d’uscita sarebbe stata fuggire alla luce della fotografia personale. Questo è successo agli inizi degli anni 90, quando tornavo a vivere a Londra e Lisbona per lunghi periodi. Questa è stata la mia seconda fuga.
Il mio primo libro è arrivato dopo; ed Entre a Sombra e a Luz un viaggio alla ricerca del mio occhio, oggi lo so. Nel libro, il romanziere italiano Antonio Tabucchi ha scritto un racconto ispirato ad alcune fotografie il cui titolo è: Lettera a una signora parigina.
Il mio secondo libro è stato, per me, la consacrazione dei miei ritratti di personaggi famosi e anonimi. In esso, un racconto scritto appositamente da Luiz Fernando Veríssimo indaga come un fotografo sceglie la posa migliore per qualcuno su un rullino; la storia si intitola É esta e il libro: Invisible Light che presenta i ritratti di Pelé, Roberto Burle Marx, Fernanda Montenegro, Oscar Niemeyer, Paulo Autran e Jorge Amado, solo per citarne alcuni.
Seguirono altre 12 opere individuali, tra cui Viagem à Liberdade e Copo de Luz. Nel 2017 sono stato eletto all’Academia Paulista de Letras. I miei lavori sono già stati esposti al MASP, MAM Rio de Janeiro e San Paolo, Pinacoteca do Estado, Museu da Casa Brasileira, Photokina a Colonia in Germania e Paris Photo, nella capitale francese Ora, nelle tue mani, la mia Fuga più recente , quella per cui ci sono volute otto città e otto anni per trovare una fessura attraverso la quale scappare.
Marcio Scavone
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Fuga
Cosa vediamo quando leggiamo? Quali significati razionalizziamo quando non riusciamo a definire le linee e i contorni che pur stanno, con assoluta evidenza, sotto i nostri occhi? Com’era la prima immagine che venne fuori dopo il bagno in camera oscura? E come possiamo riprodurre l’immagine latente
dell’ultimo frammento del nostro sogno? Avete pratica di un risveglio dopo una profonda anestesia? Io, si. E vi assicuro che la realtà, quella intravista dal nostro corpo-mente, è ancora quella costruita dalle tante esperienze (quindi eventi accaduti, cose conosciute) che però si accostano e si combinano
seguendo percorsi assolutamente logici ancorché indipendenti, come nascita ed evoluzione, dalla nostra volontà. Ma volendo, qui, prescindere dalla volontà di voler analizzare il desiderio di riprodurre differenti visioni all’interno del magico quadrilatero fotografico non saremmo di certo noi europei, inventori della scena teatrale e dei soffitti absidali, a stupirci della sovrapposizione delle visioni o dell’apparizione fantasmatica, allusiva, simbolica, onirica, di figure che si introducono nella nostra percezione proprio per dilatarne la capacità immaginativa e quindi comprensiva, Pensiamo ai nostri maestri, a Jacopo della Quercia, in quel di Lucca, alla tomba medievale di Ilaria del Carretto e, quindi, ai suoi piedi, al cagnolino disneyano; oppure ricordatevi di Antonello da Messina, al suo San Gerolamo nello studio, ed alle inquietanti presenze a lui intorno. Non ci stupiremo, quindi, delle fantastiche visioni fotografiche del nostro Scavone: sapienti quanto raffinati frutti della sua lunga militanza tra la fotografia pubblicitaria europea e l’intelligente assimilazione delle avanguardie fotografiche europee, nordamericane e giapponesi.
Ci piace, però, qui affermare che tanti rimandi e tante contaminazioni non intaccano l’originalità, forte e convincente, con la quale il Nostro sintetizza il momento del “gesto fotografico”. Ecco, infatti, dinanzi a voi, una lunga serie di esempi fotografici che dilatano e rendono visibile il pensiero visivo nato un
attimo prima, o un attimo dopo, della ripresa. Non c’è l’objet trouvè, non c’è l’attimo decisivo, non c’è il punctum ma il pensiero che, provocato dalla visione, accosta altra esperienza che, unita alla prima è, poi, regalata a noi che guardiamo; regalata come dilatazione, come approfondimento, come condivisione
di un piacere. O, se volete, come metafora, come illustrazione, come didascalia. C’è tanta teatralità nella proposta del nostro fotografo ma è quella stessa teatralità, quell’inquietante proposta, imparata dalle sequenze di Duane Michals che riesce a guidarci ad una visione che alla fine riconosciamo come nostra.
Quanto stiamo leggendo alla parete, non è un’antologia di virtuosismi fotografici, e neanche il meglio di quanto si è prodotto professionalmente, è l’esito di un grande, continuo, inestinguibile “mescolar le carte”. Mescolare, state bene attenti, come farebbe un Magritte, un Dalì e, quindi, far parlare tra loro le fotografie, come i libri della fantastica Biblioteca di Borges. Perché, e lo sanno tutti i fotografi, una fotografia se viene accostata ad un’altra fotografia, e viene lasciata lì accanto per un anno, alla fine, si innamora dell’altra (vedasi l’equazione di Dirac).
Pippo Pappalardo
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Marcio Scavove Fuga Web
https://www.marcioscavonefuga.com
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Documentario Fuga – Teaser Fuga | Marcio Scavone
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Marcio Scavone: Exposing the Roots of Photographs
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