Pino Ninfa Premio Mediterraneum 2024 per la Fotografia

Pino Ninfa
Pino Ninfa

Pino Ninfa, ovvero dell’Ascoltare in fotografia.

Pino Ninfa, fotografo, siciliano. “E qui casca l’asino”; direbbe lo scrittore, siciliano anche lui, Leonardo Sciascia.
“Perché si può essere siciliani e, quindi, sapere che da te ci si aspetta originalità, intelligenza, spirito critico, brillantezza di idee. Ma si è “siciliani, anche, “con difficoltà” perché si è consapevoli di una storia difficile, convissuta dentro un’isola distante e vicina, singolare e plurale; una Sicilia che è cento Sicilie, che è arcipelago dentro un Mediterraneo chiuso ancorché aperta koinè di radici culturali che
ti spingono a cercare ancora, a guardare oltre la storia, oltre l’orizzonte.
Oggi, assegniamo a Pino Ninfa il Premio Mediterraneum, edizione 2024 del Med Photo Fest, con la precisa volontà di premiare e segnalare quel talento fotografico squisitamente mediterraneo che, senza tradire i caratteri del “genius loci” natale, anzi da quelli muovendo, riesce a sintetizzare le nuove esplorazioni del linguaggio fotografico coinvolgendoci in una moderna quanto corale rappresentazione del mondo dentro e fuori di noi.
L’attenzione critica verso il suo lavoro – in questa circostanza accompagnata ad un’appassionata consonanza verso le scelte esistenziali della sua ricerca – ci spinge a cercare le ragioni intime della sua “poetica” (dal verbo greco poiein, ovvero fare); una poetica che, sostanzialmente, ci conduce ad una esperienza artistica assai importante: l’esperienza dell’ascolto.
Pino Ninfa è, infatti, un fotografo che opera ascoltando. Ascoltare, nel suo lavoro, è verbo attivo, transitivo. Non è solo sentire, udire o passivo percepire. E’ intendere, prestare attenzione, stare accanto, penetrare l’istante.
Ne consegue che la ricognizione fotografica, e la successiva rappresentazione, è riconoscimento ed accettazione dell’altro e del suo altrove. Altro come persona al quale riconoscere un valore, una dignità tutta da comprendere e capire perché da lì, poi, sarà generata la reciproca fiducia, la benevolenza, l’accoglienza. Un ascolto, pertanto, da intendere come rispetto.
L’attenta lettura del suo “Entrada proibida” dà assoluta evidenza all’assunto di cui sopra: nelle raffinate quanto documentate cronache amazzoniche non c’è il silenzio che potremmo immaginare a quelle latitudini. C’è, invece, il desiderio di ascoltare quel differente silenzio individuato come attesa, come orizzonte, come confine, come limen, come sospiro, come fatica.
E sembra facile pensare che la capacità di individuare queste esperienze sia frutto della confidenza accordata – da Ninfa, e da sempre – alla rappresentazione del “suono”, fotograficamente da lui interpretato come evento, come gesto, come “actio”. Conosciamo il nostro artista come raffinato commentatore visivo delle performances di famosissimi artisti di jazz. In questi interventi, invero, lo strumento fotografico non era rivolto all’esperienza concertistica quanto all’ascolto; un ascolto misterioso eppure assolutamente evidente nel rendere i legami tra la musica e la sua proposizione, tra l’interpretazione e l’esperienza artistica. Ecco, pensiamo, allora, alla cellula sonora espressa da un accordo, addirittura da una nota sola, forse anche da un sospiro, e (comprendiamo) decliniamo visivamente la
volontà del Nostro di farsi espressione. Pino Ninfa, nelle sue visioni di jam sessions, è tra i neri e i bianchi di quei ritmi; ritmi che a volte si fermano in una fotogramma, a volte si danno una pausa “per aspettare l’anima”. Capite, allora, che le “entrate proibite” sono proprio le cadenze nascoste che Ninfa ha cercato, ascoltato per noi.
Troverete una riprova di questa volontà rappresentativa nel prezioso “Havana noir” laddove l’uso intenso del nero profondo, catramoso, sembra restio a confondersi col ritratto di una città, della sua storia, dei suoi abitanti. Quel nero, infatti, non spegne le finestre, non scompare tra le ombre, non si allontana dai volti dell’umanità. Sta lontano, in prospettiva, e per niente nascosto. Quel nero si fa segno, si fa simbolo, a volte diventa rimando, talaltra è un nuovo percorso emotivo; a volte si rivela l’incipit di una meditazione.
Qualcuno ha voluto richiamare l’ultimo Tiziano, altri il vecchio Rembrandt; noi citiamo la fotografia di Ackermann e, poi, lo stupefacente saggio di Victor Stoichita che, dal nero fotografico e dall’ombra in fotografia, muove per costruire, grazie a Fan Ho, una nuova filosofia dell’immagine. Il nostro Pino non cede, però, alle tentazioni grafiche delle nuove tendenze; lui rimane fedele al senso della
narrazione, dell’ecfrasi, della mimesi che è racchiusa in ogni immagine come riflesso di se stessa.
Andate a vedere il lavoro ricognitivo realizzato sul territorio di Corigliano Calabro (che gli è valso il riconoscimento di Fotografo Protagonista Assoluto, per l’anno 2024, di quella celebrata manifestazione). Troverete che tutto quello di cui abbiamo parlato è particella del suo racconto calabrese (e quindi mediterraneo). Troverete la volontà di restituire alla terra ionica la sua identità, la sua fisionomia, il suo suono. Un suono pulito, senza riverberi, senza echi, senza un meccanico loudness.
Piuttosto una realistica “reverie” dove tutto è evidente, leggibile, pronta per una fantasia, per
un glissando, per una improvvisazione.
Anche stavolta il nostro amico ha posto la sua attenzione su qualcosa che lo ha coinvolto.
E lo ha fatto con gli strumenti a sua disposizione ovvero i suoi sensi ed un talento che non
rinuncia allo stile, al linguaggio; alle radici di una visione che è ascolto.

Pippo M. Pappalardo


Bio

Pino Ninfa è nato a Catania da dove è partito all’età di 17 anni alla volta di Milano.
Sviluppa progetti sul territorio nazionale e internazionale legati allo spettacolo e al reportage.
L’interesse per la musica e per il sociale, hanno fondato il senso complessivo del suo lavoro
fotografico.
Da diverso tempo ha incrementato lo studio rivolto al recupero e alla salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo con missioni nelle foreste Africane e dell’Amazzonia per testimoniare progetti di salvaguardia e di sviluppo delle popolazioni locali.
Segue anche in diverse parti del mondo progetti per migliorare le condizioni di vita di persone in difficoltà con particolare attenzione per l’universo femminile molto spesso vittima di abusi e soprusi a ogni latitudine e con qualsiasi miseria.
Ultime sue testimonianze ad Haiti con un lavoro su: “Ricostruire la speranza” in India e Nepal con lavori legati a progetti alimentari e al recupero di donne vittime di abusi e violenze.
In campo musicale da anni oltre a fotografare in molti e importanti festival musicali, sviluppa progetti multimediali con diversi musicisti fra i quali: Danilo Rea, Enrico Pieranunzi, Paolo Fresu, Franco D’Andrea, Stefano Bollani e molti altri.
È stato il fotografo ufficiale dell’Heineken Jammin Festival dal 1998 al 2011 e per Heineken Italia ha seguito diverse edizioni di Umbria Jazz, nonché il fotografo ufficiale della filiale italiana del Blue Note dalla sua apertura fino al 2004.
Con Porsche Italia, Fiat Iveco, Level Fabergè e altri ancora ha realizzato campagne pubblicitarie e solidali.Da anni sviluppa con diverse ONG fra cui Emergency, Amani, CBM Italia e Cesvi, progetti sulla solidarietà.
Oltre al progetto di Haiti con Prosolidar, ha continuato a seguire per Cesvi un progetto sul
cambio climatico nella foresta Amazzonica in Perù nella regione di Madre de Dios.
È presidente dell’associazione P.I.M. (poesia-immagine-musica) che si occupa della diffusione e organizzazione di mostre e seminari di fotografi musicali.
Da molti anni tiene workshop in Italia e all’estero su temi legati a vari aspetti della fotografia e dell’essere fotografo. Da ultimo a New York nel 2012 e a Città del Capo con i ragazzi della Township di Philippi, e dal 2013 a Lima con gli studenti dell’Università San Marcos con un lavoro di reportage sull’area del Cono Sur dove lo sfruttamento sessuale minorile è in continuo aumento. Nell’agosto del 2017 a San Paolo in Brasile con le persone che vivono in strada e con la Fabricas di Culturas delle favelas. Nel 2017 ha intrapreso un nuovo progetto in Eritrea sulle tracce dei meticci italiani e delle architetture razionaliste italiane presenti in quell’area.
Ha esposto in diversi musei In Italia e all’estero fra cui: Palazzo Ducale di Genova, Fondazione Benetton a Treviso e il prossimo Novembre 2017 inaugurerà la sua mostra “Jazz Spirit” all’Auditorium Parco della Musica di Roma.


Photo

Giochi pomeridiani per le vie del centro storico di Corigliano 2024 - Pino Ninfa
Giochi pomeridiani per le vie del centro storico di Corigliano 2024 – Pino Ninfa
Processione per la festa di S. Antonio. - Pino Ninfa
Processione per la festa di S. Antonio. – Pino Ninfa
Signora Agata abitante del centro storico di Corigliano - Pino Ninfa
Signora Agata abitante del centro storico di Corigliano – Pino Ninfa
Casa d'artista e sognatore di Corigliano - Pino Ninfa
Casa d’artista e sognatore di Corigliano – Pino Ninfa

NOC-BOOK – Pino Ninfa. Havana Noir




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