Sonia Loren Vincitore Premio Mediterraneum 2023 per la Fotografia

Nós/Outras

Nós/Outras, as outras que nos alteram.

SONIA LOREN
Sonia Loren

Sonia Loren, nata a Chapecó (Santa Catarina, Brasile) è un’artista visiva, laureata in Arti visive e post-laurea in Cinema e Realizzazione Audiovisiva presso l’Università Comunitaria Regionale di Chapecó. È fondatrice e presidente, dal 2010, di Adentro, Associazione degli Artisti Visivi della Regione Ovest di Santa Catarina, dal 2010, che ha ottenuto numerosi premi a livello locale, statale e nazionale.

Sviluppa la sua ricerca artistica attraverso il linguaggio della fotografia, dove cattura scene con tagli ben definiti e crea nuove immagini attraverso interferenze digitali, cancellature, utilizzo di oggetti e altri esperimenti.

Nel suo processo creativo indaga le possibilità di editing dell’immagine, cercando similitudini e collegamenti tra cinema, letteratura, memorie affettive e collettive, poetica del divenire e dell’impulsività nell’agire.
Dal 2008 ha realizzato più di ottanta mostre collettive e personali. Ha tenuto la sua prima mostra personale nel 2012, “Memories of the Other Time/Now”, col testo curatoriale di Fernando Boppré, presso la Galeria de Arte Dalme Marie Grando Rauen a Chapecó. Nel 2017 e 2019 ha partecipato alla XIII e XIV Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea nel Polo museale di Curitiba/Florianópolis. Ha esposto una sua personale alla XIV edizione del Med Photo Fest di Catania, nel 2022 e al Caffè Fotografico, a Napoli, nel 2023. Quest’anno le è stato assegnato, nell’ambito del Med Photo Fest 2023, il Premio Mediterraneum 2023 per la Fotografia Internazionale d’Autore. Sue opere sono presenti in archivi e collezioni nazionali ed estere.

mostra  (2023) a Chapecó (Santa Caterina/Brasile

Ciò che abbiamo in comune è la necessità di doverci separare.

L’attuale sfida di lasciarsi andare al proprio “io” narcisista non è lo stessa per le donne. Per coloro la cui esistenza è sempre stata legittimata dal riconoscimento degli altri, guardarsi dentro rimane un’affermazione potente. Gesto immorale con effetto di peccato. Ciò che Sonia ci mostra qui è tutt’altro che divino. È semplicemente umano.

“Outra” viene da alter, una delle due, o l’una o l’altra. L’alterità si fa nel “non-io”, nel riconoscimento della differenza che ci permette di relazionarci, di essere al posto di chi non siamo, di sentire ciò che l’altro sente. Causare o subire un cambiamento, trasformare qualcosa, alterare. Questo è quello che fa Sonia: alterare. Le sue immagini sono alterazioni. Di lei, della fotografia, di noi, degli altri.

Cercando gli altri intorno e dentro di sé, una donna può scoprire chi le ha insegnato ad essere, com’era una volta, che adesso non è più. Potrebbe scoprire chi vorrebbe essere d’ora in poi. Questo può portare alla percezione di aver sempre svolto male il compito di esistere.

Tale impegno viene abbandonato dopo essersi occupati degli altri.

Quando una donna comincia a trascurare i propri impegni, lascia cadere nello scarico del lavandino il significato della parola donna così come l’ha appresa, al singolare. Quindi devi masticare i fiori che i tuoi antenati non hanno mai ingoiato. Il tuo corpo, il nostro corpo, diventa la casa di coloro che sono venuti prima, sopravvivendo e ansimando. Saremo loro in alcuni momenti delle nostre storie. Nei gesti e negli sguardi delle nostre madri, nelle pieghe del corpo delle nostre nonne, in ciò che non possiamo impedire che le nostre figlie si ripetano. Nelle differenze di coloro che sono sconosciuti, le cui realtà sono difficili da comprendere. Nella nudità di chi fugge dalla finestra.

Sottoponendo il suo corpo all'(anima)zione, Sonia rivela come un istante di sovrapposizione fotografica possa ingannare l’occhio, provocando la sensazione del movimento. E il sentimento si muove già molto. Una silhouette prende vita in un teatro d’ombre dietro il velo trasparente del crepuscolo. L’istante si estende all’infinito, per generazioni.

Per un secondo, l’anima attraversa il proprio corpo provocando quel brivido che non può essere bloccato né allontanato. Come lo spavento o il piacere. Stop-motion: pausa e movimento.

Cercare gli altri di sé richiede certamente il coraggio di non amare ciò che si vede, o di piacere molto, moltissimo. Il coraggio di non sapere più chi sono io, chi è lei e cosa di me è suo, cosa di mio non è più mio, cosa ci rende “altri”.

Quando Sonia dice “noi/altre”, noi siamo e anche cessiamo di essere. È forte la tentazione di sfruttare la certezza di sapere già chi è, associandola a ciò che ci è di più familiare. Siamo sedotti dall’idea che il corpo femminile debba essere sensuale in quanto l’eros, per noi è ciò che supponiamo ci sia in noi stessi. Ma la sensualità nelle immagini realizzate da Sonia sta nel registrare e imporre il proprio “corpoanima”. Nel riposizionarsi più lontano dai luoghi che non ti appartengono più o nell’abbandonare quel luogo immediatamente dopo. È così che molte donne aggrediscono la realtà “rimanendo vive”, infierendo con durezza e vigore. La casa è già demolita. Non è possibile trovare le donne tra le macerie, perché qualcosa o qualcuno le ha fatte fuggire prima del terremoto.

                                                                                                         Diane Sbardelotto


Mostre Personali 2023 – Sonia Loren

Mostra  MEDITERRANEUM COLLECTION, Palazzo dei Duchi di Santo Stefano, Taormina (ME)

Approfondimenti

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